Mercato Gianicolense

laura copertina

Il mercato icona alimentareicona abbigliamentoGianicolense di Piazza San Giovanni di Dio, a Monteverde, da più di vent'anni aspetta una risistemazione e una ristrutturazione più e più volte annunciata e rinviata. L'associazione che riunisce i commercianti ha rifiutato un progetto al chiuso, stile mercato Trionfale, per conservare la struttura classica di mercato all'aperto. D'altronde con i suoi 125 banchi, quello Gianicolense è uno dei più grandi a cielo aperto di Roma e lotta per preservare la sua identità e la sua storia.

Tra i banchi del mercato

“Questa concessione risale al 1940, quando si vendeva per strada – racconta Laura, tre 5generazioni di commercianti di frutta e verdura, ben immortalate in foto in bianco e nero sulla sua insegna, 'Il giardino di Laura' – Mia nonna vendeva le cose che coltivava e poi andava per i campi a raccogliere la cicoria; poi il banco è passato ai miei genitori e infine a me. Finché ce la faccio vado avanti: i miei sono tutti buoni prodotti che vengono dalla campagna laziale, con qualche eccezione per quelli di serra (peperoni, melanzane) che in inverno faccio arrivare dalla Sicilia per venire incontro alla clientela”.

Dopo il primo periodo in cui il mercato era per strada, con i carretti che portavano i prodotti dai mercati generali o direttamente dalla campagna, nel 1960 nasce la struttura come la vediamo ancora oggi, contemporaneamente a tutti i lavori per le Olimpiadi di Roma. Più di cinquant'anni dopo i commercianti sono ancora là, con i problemi che nel frattempo si sono moltiplicati: la mancanza di parcheggio, il compattatore di rifiuti ormai invecchiato, le strutture che mostrano i segni del tempo.
marco cesareEd è un peccato perché il mercato di piazza San Giovanni di Dio è un luogo interessante dove convivono banchi tradizionali di rivendita con personaggi divertenti, tipici della romanità (come il banco di Marco, detto il Marchese del Grillo “perché rido, scherzo e prendo in giro tutti”), coltivatori diretti che portano la loro frutta e i loro ortaggi da Maccarese ('Riccardo e Valentina, verdura fresca e genuina'), Cerveteri, Sezze, Latina, panificatori, macellai e pescivendoli, rivenditori di prodotti da forno dei Castelli (biscotti, ciambelle, marmellate) e ortaggi stranieri per le cucine etniche di tutto il mondo. Ma anche banchi di abiti, biancheria, scarpe, persino bigiotteria. Tra quelli alimentari più interessanti c'è quello di Carla con le sue uova. Provengono dall'Agricola, azienda nella Valle dei Casali che ha il suo punto di forza nelle galline allevate all'aperto “nel rispetto degli animali e della vostra salute”, come recita il loro slogan. Un'azienda anche questa familiare, che affonda le radici nei nonni Crescentino e Margherita all'inizio del Novecento.

Il paese di Alice

“Al mercato Gianicolense c'è una signora molto simpatica che dice di parlare alle sue galline che così producono delle uova molto più buone. Con queste uova buonissime fanno anche le tagliatelle che devo ammettere non sono niente male.uova
La mia mamma è sempre preoccupata che io non mangi abbastanza, e io lo so che ogni tanto si inventa dei “trucchetti”. Per esempio il giorno che siamo stati al mercato Gianicolense mi ha detto: “Oggi a pranzo ci sono le tagliatelle di nonna Pina”.
Perché sa che a me piace una canzoncina che parla di una bambina a cui fanno fare un sacco di cose (musica, danza, karaté e ciclocross), che è tanto stanca perché ha tanti libri da studiare e che, come arma segreta, ha le tagliatelle della sua nonna che appunto si chiama Pina. Ma la mia nonna si chiama Giuliana, è bravissima a cucinare ma le tagliatelle non le fa. Per cui mi sono mangiata quelle della signora che parla alle galline, anche se ho fatto una gran fatica ad arrotolarle sulla forchetta e poi con la faccia tutta rossa ho detto alla mia mamma: “Buone le tagliatelle di nonna Pina”. Anche se so che non sono quelle, ma a me che me ne importa? Così la mia mamma è contenta”.

Quattro passi più in là

Piazza S.Giovanni di Dio si trova nel cuore del quartiere di Monteverde Nuovo, meno ricco di attrazioni storiche e artistiche rispetto al suo omonimo “Vecchio”, ma non meno ricco di storie. Molte le ha raccontate un appassionato del quartiere, quando questo era ancora una borgata e non una delle zone più ambite dai romani (tanto i nativi quanto gli adottivi): Pier Paolo Pasolini. Chi le volesse leggere le ritroverebbe nel romanzo “Ragazzi di vita”. Chi le volesse ascoltare dalla viva voce di uno di quei ragazzi (“er Pecetta”, nel romanzo), non ha che da scendere lungo via Ozanam e arrivare al civico 134, dove ha sede “LO SCRITTOIO”, il circolo culturale-studio del poeta e pittore Silvio Parrello. In questo luogo “er Pecetta” conserva, tiene viva e tramanda la memoria storica di queste strade, e quella del poeta che dal Friuli era sceso a Roma per adottarla e farsene adottare, e per coglierne l'anima come forse solo un forestiero riesce a fare, negli stessi anni in cui il riminese Fellini e il pescarese Flaiano realizzavano lo stesso incantesimo.

Quella che per Fellini e Flaiano era via Veneto, per Pasolini era via di Donna Olimpia, la strada che segna il confine tra Monteverde Vecchio e Nuovo e ne definisce l'identità al tempo stesso popolare e nobile. Perché Donna Olimpia era un'ambiziosa e spregiudicata dama del XVII secolo che riuscì a farsi sposare da un membro della potente famiglia dei Pamphilj, a diventare cognata di papa Innocenzo X e a spadroneggiare nella corte pontificia fino a guadagnarsi il soprannome di “Papessa”, e un buon numero di poco lusinghiere leggende popolari. E al nome della sua famiglia acquisita è legato quello di uno dei più amati parchi della capitale: VILLA DORIA PAMPHILJ. Con i suoi 184 ettari, è il polmone verde più grande di Roma. Paradiso dei podisti o anche solo di chi cerca un'oasi di pace nel cuore della città, la villa ha anche una serie di attrazioni artistiche. Tra queste, spicca il CASINO DEL BEL RESPIRO, villino Seicentesco realizzato dall'Algardi su ispirazione della villa d'Este a Tivoli. All'interno del suo giardino segreto, nel 2009, il dittatore libico Gheddafi volle piantare le sue tende e lì ricevere l'omaggio di alcuni politici italiani, che con il loro pellegrinaggio hanno così scritto una delle più tristi pagine della nostra storia recente, proprio negli stessi luoghi dove, nel 1849, i difensori della Repubblica Romana ne avevano scritto col sangue alcune delle più gloriose.


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DOVE Piazza San Giovanni di Dio
GIORNI DI APERTURA Lunedì - Sabato
ORARIO 6:00 - 14:00
PARCHEGGIO difficile, lungo la circonvallazione Gianicolense
AUTOBUS dalla stazione Termini, Linea H da Largo Argentina, Linea 8 (tram)