Mercato Nomentano

 

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icona alimentareicona abbigliamentoIl mercato coperto di Piazza Alessandria ha sede in un palazzo in stile umbertino costruito nel 1926 da Augusto D'Arcangeli, che fu tra l'altro presidente della Roma. La struttura, in muratura con delle belle porte in ferro battuto, è arricchita all'esterno con dei frontoni decorati con la famosa lupa che allatta i gemelli Romolo e Remo e con teste di donne sabine con cesti di frutta e verdura sulla testa.

Tra i banchi del mercato

4Sebbene nel corso del tempo il mercato abbia perso alcuni dei suoi commercianti storici e oggi alcuni banchi risultino vuoti, piazza Alessandria conserva un grande fascino per il visitatore e un vivo interesse per il quartiere Nomentano. Lo frequentano massaie, pensionati, colf, ma anche giornalisti, magistrati, attori – come ci racconta Bruno Quinzi, macellaio romanista, memoria storica del mercato e vero e proprio scrigno di storie. Soprannominato Paolo Conti (portiere della Roma negli anni Settanta) per i lunghi baffoni che portava fino a qualche anno fa, oltre che per la passione per la Roma, di cui è anche azionista, Quinzi non si fa pregare nel raccontare la storia del mercato e del suo diventare macellaio che risale alla metà degli anni Settanta quando iniziò a lavorare con Romeo D'Arcangeli, cugino di quell'Augusto, un importatore di carni.
Oggi il suo banco, un tripudio di carni bianche e rosse, di pronti a cuocere (polpette, cotolette, involtini, spiedini) è conosciuto anche per il suo pollo ripieno ai 22 sapori, un'invenzione che Quinzi fa risalire ad una suggestione americana. ''Ho pensato al loro tacchino del Thanksgiving, ma poi l'ho reso italiano con spezie e gusti tutti nostrani. I polli mi arrivano da un'azienda artigiana ferrarese che alleva gli animali a terra, non nelle gabbie. Sotto Natale me ne ordinano anche una cinquantina e io mi ritrovo qui la notte a farcire i miei polli. Tra i miei clienti c'è Maria De Filippi, ma pure il rettore del Duomo di Milano, che quando è venuto per i funerali di Giovanni Paolo II se n'è portati via tre''.
Tra i tanti banchi di frutta e verdura spicca quello dei fratelli Carlo, Maria e Lidia che arrivati alla 10terza generazione di commercianti hanno organizzato il loro commercio in un doppio banco: da un lato la frutta, servita da Lidia, dall'altro gli ortaggi, i legumi e le uova venduti da Maria con Carlo che coordina. E' arrivata addirittura alla quarta generazione invece la pescheria De Santis, sul cui bancone fanno bella mostra triglie, merluzzi, spigole e orate freschissime.
Ai due lati opposti, accanto a due dei possibili quattro ingressi al mercato, si trovano un banco di fiori e il “baretto” di Maria Valente, detta Mary, che coccola i suoi clienti, quasi tutti abituali, con caffé a 70 centesimi, cappuccini, crostate fatte da lei e cornetti anche in versione mignon a 40 centesimi. Nel centro del mercato sono piazzati i collaboratori dei verdurai, intenti a “capare” broccoletti, puntarelle, carciofi. Sono spesso indiani o bengalesi, ma puoi incontrare anche una simpatica signora avellinese, romana di adozione, che mentre continua il suo lavoro sulla verdura ti racconta della sua mancata partecipazione a 'Un americano a Roma' di Steno. ''Mi avevano preso come comparsa, ma si doveva girare di notte. Avevo paura a tornare a casa da sola in tram e così ho detto addio ad Alberto Sordi''.

Nella primavera del 2016 il mercato ha vissuto un grande rinnovamento aderendo, primo a Roma, al progetto Mercati d'Autore. Grazie ad una volontà degli operatori guidati dalla giovane presidentessa, la fioraia Roberta, il mercato Nomentano ha oggi al proprio centro una vera e propria piazza aperta con tavoli e appoggi realizzati in stile mercato con pancali di legno, dotata di wifi dove fare una pausa, leggere il giornale o mangiare qualcosa. E così al di là del bar di Mary che offre, oltre a panini e tramezzini,  anche piatti pronti (un giorno il cous cous, un altro le 15cotolette) c'è una nuova possibilità di mangiare al mercato Nomentano. Un giovane di origine avellinese e la sua compagna romana infatti hanno aperto la gastronomia De Angelis specializzata in prodotti campani (da non mancare sotto Pasqua la pastiera fatta arrivare direttamente da Napoli). In attesa di rendersi autonomi si sono associati agli ambasciatori partenopei di Piazzale di Porta Pia e offrono, nel loro portavivande riscaldato, alcuni dei piatti coi quali la cucina napoletana è diventata famosa: la frittata di maccheroni, la pasta patate e provola o la parmigiana di melanzane. Provare per credere.

Altra novità per il mercato storico di Piazza Alessandria è un nuovo banco gestito da Osvaldo produttore dell'aloe arborescens, un succo fresco realizzato con foglie di piante di questa aloe speciale che si differenza dall'altra più nota perché è ancora più efficace come antinfiammatorio, antidolorifico, antinvecchiamento. Oltre al mercato Nomentano Osvaldo ha anche un banco nel famoso mercato di Campo de' Fiori. Completa l'offerta Osvaldo con una serie di cereali e legumi biologici sfusi da vendere a peso.

Il paese di Alice

“Io sono nata di mercoledì, quando sono tornata a casa dall'ospedale era sabato. Avevo quattro giorni (fino a quattro so contare anche io!). Mio papà la sera si è accoccolato sul divano, mi ha piazzato sul suo petto (la chiamano canguro terapia, ma mio papà non aveva nessuna tasca sulla pancia) e mi ha detto: “Adesso Alice, guardiamo la Roma!”.
Io a dire la verità ho dormito quasi sempre, ma la Roma ha vinto e mio papà era contento. Per tutte le partite restanti del campionato mi ha voluto come mascotte, ma mi sembra che le cose tanto bene non sono andate quell'anno. 11
Poi sono cresciuta: ora riconosco anche i colori della squadra di papà, quando la vede in tv ci avvolgiamo insieme nella sciarpa giallorossa e mi ha promesso che appena sono un po' più grande mi porta allo stadio.
Quando siamo stati al mercato di piazza Alessandria mamma e papà hanno parlato a lungo con un signore che la pensa come papà in fatto di gol. Nel suo banco di macelleria aveva anche lui sciarpe, gagliardetti, maglie e pure foto dei giocatori della Roma. Aveva persino una maglietta con l'autografo di uno importante, Mazzone, mi ha detto papà che si chiamava. Ho sentito dire che il signor Bruno non solo è un tifoso, come papà, ma è un azionista. E quando ho chiesto a mamma cosa fosse un'azionista, lei mi ha detto che il signor Bruno possiede un pezzetto della Roma, che è sua, che l'ha comprata con i soldi che ha guadagnato vendendo polli e cotolette. Io non l'ho detto a mamma, ma è da allora che mi domando: chissà che pezzo gli è toccato?”.

Quattro passi più in là

Solo un isolato separa il mercato di piazza Alessandria da PORTA PIA, lo scenografico ingresso che dalla via Nomentana porta al Quirinale, e dove il 20 settembre del 1870 l'esercito regio – guidato dal generale Cadorna – vinse la resistenza delle truppe pontificie realizzando così in un colpo solo la presa di Roma, l'unità d'Italia e la fine del potere temporale. A ricordare l'evento c'è oggi una colonna sormontata da una vittoria alata, e un monumento ai bersaglieri, il celebre corpo di fanteria cui è dedicato anche il museo ospitato all'interno della porta. Porta Pia prende il nome dal pontefice Pio IV che nel 1560 la commissionò a un architetto d'eccezione, Michelangelo, che a 85 anni si apprestava così a realizzare uno dei suoi ultimi progetti. Ma l'età e gli acciacchi non avevano tolto al genio del Rinascimento la voglia di un ultimo sberleffo: e la vittima fu il suo stesso committente. Pio IV era infatti nato Giovanni Angelo Medici, ma da una modesta famiglia lombarda, solo omonima rispetto alla ben più nobile casata fiorentina, che aveva sempre sdegnosamente negato qualsiasi legame di parentela. Eppure, sulla facciata interna della porta, si può ammirare lo stemma nobiliare dei Medici di Firenze, sormontato dalle chiavi pontificie. Dopo l'elezione di Pio IV a papa, infatti, agli sdegnosi toscani l'ipotesi di una parentela non era più sembrata fonte di imbarazzo, e avevano così concesso l'uso del “brand”. E allora ci pensò Michelangelo a ricordare al papa le sue umili origini, e lo scolpì nella pietra: sulla stessa facciata (quella che dà su via XX settembre), proprio sotto lo stemma dei Medici è stato posto un motivo ornamentale che ricorda una bacinella da barbiere, con tanto di saponetta nel mezzo, cui fa da corona un asciugamano con le frange. Pare infatti che la famiglia di Pio IV discendesse da barbieri milanesi...

Scendendo poi lungo la via Nomentana, sulla destra si apre uno dei giardini più ricchi di storia, e di storie, della città: VILLA TORLONIA. Commissionata all'architetto Valadier agli inizi dell'Ottocento, quello che oggi è un parco pubblico è stata – dal 1925 al 1943 – la residenza di Benito Mussolini, che viveva nel Casino Nobile pagando alla famiglia Torlonia l'affitto simbolico di una lira. E' nel Campo dei Tornei che il Duce amava farsi fotografare intento a giocare a tennis, mentre nella Limonaia assisteva alle proiezioni di film e cinegiornali. Durante la guerra, la moglie Rachele fece piantare nella villa un orto con patate, insalata e granoturco, che doveva essere da modello per tutte le famiglie italiane durante il conflitto. Ma sono i due bunker antiaerei l'unico intervento “architettonico” rilevante della presenza di Mussolini nella villa, che fin dalla sua costruzione ospitava un guazzabuglio di stili, dal neoclassico del Casino principale al kitsch-rustico-liberty del Casino delle Civette (oggi entrambi sedi di musei), per non parlare dei finti ruderi, la finta tomba etrusca e gli obelischi con geroglifici scolpiti da un italianissimo scultore a metà dell'Ottocento!

Abbiamo accennato al Museo dei bersaglieri, ospitato proprio all'interno dell'edificio di Porta Pia. Restauri permettendo, vale la pena di varcare quella soglia, per ammirare un semplicissimo oggetto e scoprirne l'incredibile storia: stiamo parlando della BICICLETTA DI ENRICO TOTI. Il nome del militare romano è stato impresso in lettere d'oro su tutti i libri di storia patria per il gesto che lo ha reso celebre: nonostante avesse perso un gamba in un incidente sul lavoro, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale volle ugualmente partire volontario, e nella battaglia dell'Isonzo del 1916, colpito dal fuoco austriaco, prima di morire scagliò la sua gruccia contro il nemico. Molto meno noto il fatto che Enrico Toti – dopo essersi viste respingere le numerose richieste di arruolamento - avesse già cercato di raggiungere il fronte pedalando su una gamba sola da Roma al Friuli! Del resto, il tragitto dalla capitale ai campi di battaglia non deve aver spaventato l'allora 31enne volontario: infischiandosene della sua menomazione, tre anni prima Toti aveva infatti portato a termine un giro d'Europa in bicicletta che lo aveva visto toccare Francia, Belgio, Olanda, Danimarca, Finlandia, Russia e Polonia, e nel 1913 aveva cercato di ridiscendere su due ruote il corso del Nilo, partendo da Alessandria d'Egitto: un'impresa interrotta solo dallo zelo delle autorità inglesi, che al confine con il Sudan posero fine alla sua avventura.

Galleria fotografica

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DOVE

Piazza Alessandria

GIORNI DI APERTURA Lunedì - Sabato
ORARIO 7:00 - 15:00
PARCHEGGIO

strisce blu intorno al mercato

AUTOBUS

da Termini, Linea 90 o 60 L
dal Colosseo, Linea 80

info

WWW.MERCATONOMENTANO.IT/