Mercato Celio

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icona-alimentareChiamarlo mercato è difficile perché di banchi ne sono rimasti veramente pochi, eppure il mercatino del Celio in via dei SS. Quattro a due passi dal Colosseo risulta nell'elenco dei mercati rionali e ha avuto un passato importante.

Tra i banchi del mercato

Oggi rimane il bel banco di Maurizio e Anna, quello del pesce dei fratelli Federico e Marco, una 05bancarella della Coldiretti e (a volersi allargare) il banco dei fiori che fa angolo con via dei Querceti.
"Eppure una volta il mercato contava un centinaio di banchi quando era ancora in via dei Querceti, poi i supermercati ci hanno ridotto a quello che siamo, ma io non mi lamento – racconta Maurizio, 55 anni da quando ne aveva 10 dietro un banco per proseguire la tradizione di famiglia di commercianti in frutta e verdura – A dire il vero mio padre vendeva la gramigna a mazzetti per i cavalli, poi sono tornato io ad avere il banco di frutta e verdura''.
Quello che colpisce del banco di Maurizio, aiutato dalla moglie milanese Anna, è l'attenzione e la ricerca dei prodotti dimenticati. Come il tenerume che è l'ultima parte di foglie e cime della zucchina lunga ("che in gergo popolare si chiama grattaculo" ci illumina Maurizio); la misticanza di prato e la cicoria di campo che non sono coltivate ma raccolte; il broccolo toscano, quello per la zuppa ma anche quello saltato in padella.
08Il martedì, il venerdì e il sabato accanto al banco di Maurizio c'è quello frigo di Federico e Marco. Il loro motto è "Qui si lavora per hobby. Provare per credere (la cortesia è molto apprezzata)". E infatti i due fratelli servono con un sorriso i loro clienti con le loro orate (pescate o allevate ad Orbetello), i polpi veraci, le mazzancolle, i calamari, il misto per frittura o gli spiedini già pronti solo da buttare in padella. Nei giorni in cui non li trovate al mercato stanno fornendo i ristoranti e le trattorie loro clienti.

Il paese di Alice

"La prima volta che sono andata al mercatino del Celio ero piccola, piccola e me ne stavo nella fascia sulla pancia della mia mamma. Tirava un gran vento e la mamma mi aveva avvolta in uno sciarpone da cui facevo capolino. Un po' dormivo e un po' sbirciavo e mi guardavo questo signore gioviale che raccontava delle sue verdure alla mamma. Certo un mercato così piccolo praticamente non l'ho visto più da allora, ma in fondo che importanza ha? Piccolo o grande a me il mercato piace sempre".

icone-ricettaLA RICETTA DI ALICE: Minestra di tenerume
Se trovate foglie e cime della zucchina lunga potete preparare una buona minestra (calda in inverno e tiepida in estate).
Pulire e lavare le cime della zucchina e le foglie e bollirli in acqua salata per una decina di minuti. In una padella far soffriggere uno spicchio d'aglio, aggiungere pomodori (spellati) e basilico e far rapprendere la salsa. Quando il tenerume è morbido tirarlo fuori con una schiumarola, tagliarlo a pezzi e rimetterlo nella pentola insieme alla salsa (a cui avrete tolto lo spicchio d'aglio). Quando l'acqua riprende il bollore buttare la pasta che possono essere spaghetti spezzati o ditalini. Una variante senza pasta si può fare con i crostini del pane.

Quattro passi più in là

ssquattrocoronatiIl reticolo di poche strade (sei sull'asse est-ovest, tre sull'asse nord-sud) comprese tra il Colosseo e la basilica di S.Giovanni in Laterano offre una straordinaria quantità di suggestioni. Inevitabile iniziare dalla chiesa che dà il nome alla via del mercato, intitolata ai SS. QUATTRO CORONATI. Un edificio che si presenta di austera bellezza, testimonianza del suo passato di bastione del Palazzo Laterano, quando quest'ultimo era sede del papato. La chiesa può vantare una serie di primati: la più antica torre campanaria superstite in Roma (risale al IX secolo), la più antica fontana della città (una doppia tazza ricavata da un unico blocco di marmo, che impreziosisce lo splendido chiostro), e i primi angeli donna dell'iconografia cristiana, in un affresco nel catino dell'abside noto come il "coro delle angiolesse".
Ma se andate a caccia di "prime volte", la più curiosa è senz'altro affrescata in una chiesa a pochi fumettopassi: la BASILICA DI S.CLEMENTE. L'edificio si sviluppa su tre livelli, ognuno testimonianza di diverse epoche della città. Quello che suscita da sempre più interesse è quello mediano, "incastrato" tra l'attuale basilica barocca e gli antichi edifici dell'età repubblicana. E' qui che infatti si può ammirare il primo "fumetto" della storia. Si tratta della "leggenda di Sisinno", raccontata nel ciclo di affreschi sulla vita del Santo, risalenti all'XI secolo. Si narra che Clemente fosse riuscito a convertire al cristianesimo Teodora, la moglie del prefetto di Roma Sisinno. Ma soprattutto – cosa ancor più odiosa agli occhi (e non solo...) del prefetto, l'avesse convinta a pronunciare il voto di castità. Per tutta risposta Sisinno invia i suoi scagnozzi ad arrestare il Santo, ma quando pensano di averlo legato e imbavagliato, grazie a un miracolo divino si ritrovano invece a trascinare una pesante colonna, incitati dalle furenti parole del prefetto che – senza mezzi termini – li apostrofa così: "Fili de le pute, traite!" Col risultato che il primo "cartoon" della storia è allo stesso tempo anche il primo esempio di lingua volgare italiana utilizzata con finalità artistiche, ben due secoli prima dei poeti stilnovisti fiorentini e di quelli di scuola siciliana della corte dell'imperatore Federico II.
Ma c'è almeno un'ultima tappa da onorare, prima di andare a godere il meritato riposo, magari distendendosi sui prati della villa Celimontana per un pic nic a base di prodotti freschi appena acquistati al mercato. E' una sosta all'edicola mariana che si trova all'incrocio tra via dei SS.Quattro e via dei Querceti. La sua "Madonna con il bambino", ormai rovinata dal tempo e protetta da una cancellata, è una delle più antiche di Roma.
papessaMa al di là del valore artistico, la sua fama è indissolubilmente legata a una delle più intriganti leggende della città: quella della PAPESSA GIOVANNA. Sulla reale esistenza storica del primo e unico pontefice donna della cristianità sono stati scritti fiumi di inchiostro, e girati anche un paio di film. La tradizione vuole che una giovane inglese travestita in abiti maschili riuscì a farsi monaco, e a scalare le gerarchie ecclesiastiche fino a farsi eleggere papa nell'853, con il nome di Giovanni VIII. La "papessa", però, non ne voleva sapere della castità, al punto da rimanere incinta. Un giorno, nel corso di una processione di Pasqua, all'altezza della basilica di S.Clemente il suo cavallo si imbizzarrì, e il trauma le provocò un travaglio prematuro. Costretta a partorire proprio all'angolo con via dei Querceti, fu così scoperto il suo travestimento, mettendo fine al suo pontificato. Nei secoli, molti studiosi hanno dottamente contestato la verosimiglianza di questa ricostruzione, ma all'interno della stessa Chiesa cattolica qualcuno deve aver preso la storia molto sul serio: un busto della papessa Giovanni fece infatti la sua comparsa nel duomo di Siena, accanto alle immagini di tutti gli altri pontefici.

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DOVE via SS. Quattro
GIORNI DI APERTURA lunedì - sabato
ORARIO 7.00 - 14.00
PARCHEGGIO strisce blu in via di San Giovanni in Laterano
AUTOBUS dalla stazione Termini, Linea 64
METRO B (fermata Colosseo)