Mercato Tuscolano I
Il mercato di via Orvieto, nel quartiere di San Giovanni, è uno di quelli più antichi di Roma. Nel ricordo di Salvatore, uno dei “vignaroli” storici, il mercato si può far risalire a subito dopo la guerra: “Io ci vengo da cinquant'anni, ma prima ci veniva mio padre da almeno venti. Nel tempo è molto cambiato, qui era una zona ricca perché ci vivevano i tranvieri che avevano un buon stipendio, nel tempo poi le cose sono peggiorate e la clientela si è invecchiata parecchio”.
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Tra i banchi del mercato
Le bancarelle di via Orvieto, che coprono quasi tutti i generi dall'alimentare al non, sono state anche protagoniste sul grande schermo nel film che Zoro, nome d'arte del videoblogger e giornalista Diego Bianchi, ha ambientato il suo primo film "Arance e martello" proprio al mercato Tuscolano I, conosciuto da tutto il quartiere come mercato di via Orvieto.
E' lui che ci consiglia di rivolgerci a Cristiano, “il pesciarolo”, uno dei commercianti che nell'agosto del 2013 ha chiuso e lasciato il banco a quelli del cinema e che ci racconta: “Il mio banco l'ho preso vent'anni fa da un signore, pieno di soldi, lavorava per far dispetto agli altri, comprava a dieci e vendeva a otto, venivano da tutta Roma per comprare il suo pesce. Mi ha detto prenditi il mio banco perché adesso il mercato lo spostano e a me non va di spostarmi, invece vent'anni dopo siamo sempre qui. Io ho aspettato tutto questo tempo per fare i lavori in attesa di questo spostamento e poi quest'anno mi sono deciso perché il banco crollava a pezzi”. Eh sì perché il mercato di via Orvieto da vent'anni dovrebbe essere risistemato, “ma poi si rimanda e si rimanda - ci dice Aldo che tiene il banco insieme al padre Antonio, uno dei più vecchi con i suoi 84 anni, coltivatore diretto da Fondi che tutti i giorni si alza alle 3 e viene al mercato – io ho iniziato a 18 anni e non ho mai smesso, io sono quello che si dedica più alla terra e mio padre più alla vendita. Non sono più giovane neanche io ma certo con il modello di mio padre non posso certo cominciare a lamentarmi”.
Il mercato di via Orvieto è su una via in discesa dove i banchi più antichi, quelli dei coltivatori diretti, sono alla fine mentre in alto ci sono quelli delle nuove generazioni, quelle degli extracomunitari, dei bengalesi, degli indiani. Oltre ai molti banchi di frutta e verdura, spesso di produttori diretti, ci sono macellai, "pizzicaroli" (Mauro, Fabio, Valerio e Sara sono quattro cugini capitanati da zio Roberto), casalinghi, merceria, un paio di sartorie, abbigliamento, dolciumi. Appartengono alle nuove generazioni anche altri due attività molto interessanti: il banco di Flavia, maestra di nuoto il pomeriggio e "merciaia" la mattina. Il suo banco però è molto più che una merceria: con l'aiuto della mamma e del fratello David lo ha trasformato in una cartoleria, negozio di oggettistica e articoli per bambini. Il loro banco pieno di quaderni per la scuola, tovagliette per la colazione, completini per i neonati, fazzoletti di Peppa Pig, pennarelli e bottoni, scarpine e righelli spicca coloratissimo tra gli altri. “Abbiamo visto che questo tipo di banco mancava e ci siamo buttati – ci racconta Flavia – noi poi i bambini li conosciamo bene, ci lavoriamo tutti i giorni”.
C'è poi un altro banco molto interessante, lo gestisce con cortesia e capacità il ventenne Fabrizio, si chiama "Boni come er pane" che anche fuori Roma si può capire facilmente cosa vuol dire. E infatti il pane di Fabrizio è buono, molto buono. Lo fa venire da panetterie diverse: da Roma e Viterbo e ha anche un assortimento di dolci tradizionali: biscotti di pastafrolla, ciambellini al vino e sotto Natale il tipico pangiallo al miele. Se avete occasione di andare a trovarlo non mancate di assaggiare il pane Nostalgia, è fatto con una miscela di grani che si utilizzava durante la seconda guerra mondiale. Per i suoi clienti più anziani che fanno fatica a portare le sporte a casa e per chi non riesce a trovare il tempo di andare al mercato, Fabrizio fa anche consegna a domicilio.
Il paese di Alice
“Io ho una tata, si chiama tata Lyn, ce l'ho da quando ero molto piccola. Un po' di tempo fa tata Lyn è tornata per un po' di mesi al suo paese, che si chiama Filippine ed è molto lontano. E così la mamma mi ha dovuto trovare una tata supplente, la tata supplente si chiama tata Rosalba, è un po' tata e un po' nonna e mi è molto simpatica.
Un giorno mamma stava raccontando a tata Rosalba che eravamo state al mercato di via Orvieto e lei ci ha raccontato una storia. Quando era una bambina piccola, tipo me, tata Rosalba andava in giro per vari mercati insieme alla sua mamma e tra i tanti mercati c'era anche quello di via Orvieto. Tata Rosalba andava in giro per i mercati non perché le piacevano tanto, come piacciono a me, ma perché sua mamma ci vendeva il pane. Succedeva tanto tempo fa in un periodo brutto in cui c'era la guerra. La mamma di tata Rosalba e altre signore facevano il pane a casa loro e poi andavano in giro per vari mercati a venderlo. Ma dovevano farlo un po' di nascosto perché era vietato. Ci ho pensato tanto quando me l'ha raccontato tata Rosalba, credo di aver capito tutto di questa faccenda del pane venduto un po' di nascosto. L'unica cosa che non ho capito, lo dovrò chiedere a tata Rosalba, è perché la sua mamma il pane lo portava in una borsa nera”.
Quattro passi più in là
“Quando un film mi piace, mi piace anche andare sui luoghi reali dove quel film è stato girato. Tra i film che mi piacciono, e che “Arance e Martello” cita esplicitamente, c'è “Fa' la cosa giusta” di Spike Lee. Quando io sono stato a New York sono andato a Brooklyn a cercare le strade dove è stato girato, ecco il set del mio film sta sempre là. Se a qualcuno è piaciuto può andare a via Orvieto e ci troverà: intanto il mercato che però può guardare con un occhio diverso, magari provando a trovare le similitudini tra quello vero e quello del film, per cercare di capire chi ha ispirato cosa. Poi c'è la sezione... certo qui sono perversioni ma magari ci può essere qualcuno interessato: è una sede storica ex Pci, ex Ds ora Pd, è una sezione gloriosa che ne ha viste svariate. Infine c'è un bar, anche quello piuttosto antico. Oggi si chiama Bar Spuntì ma ha una lunga storia, in passato c'era uno storico gestore che si chiamava Pubblico Lacavallo, una delle figure della mia infanzia visto che lì ci sono nato. Naturalmente questi tre suggerimenti non valgono turisticamente in sé però magari, dopo aver visto il film per qualcuno può essere divertente vedere i luoghi dove è stato girato”.
DOVE | VIA ORVIETO |
GIORNI DI APERTURA | LUNEDì - SABATO |
ORARIO | 7.00-14.00 |
Parcheggio | un po' difficile anche a causa dei lavori metro C |
AUTOBUS | da Termini Linea 16 |