Primavalle I
Erano più di cinquanta banchi e sono rimasti in cinque: Cinzia con la frutta, Sebastiano con la verdura, Massimo con la pizzicheria, Ernesto calzolaio esperto di riparazioni in pelle e il bar gestito da Julya e Alina con la loro grande offerta “tre cornetti a 1 euro dopo mezzogiorno”. Si respira una sensazione di forte malinconia ma anche una volontà altrettanto forte di resistenza visitando il mercato Primavalle I, il mercato coperto di quartiere a pochi centinaia di metri dal Primavalle II che è più ricco ma è all’aperto.
Tra i banchi del mercato
Progettato nel 1955 dalla prima architetta italiana Elena Luzzatto, il mercato ha un valore urbanistico, storico e soprattutto sociale, centro di incontro della zona e punto di riferimento per le famiglie aventi diritto alle case popolari del quartiere ATER di Primavalle. “Una volta qui eravamo tantissimi, tutti lavoravano: due macellerie, le pescherie, l’abbigliamento, la pasta all’uovo, i vini e gli olii, ma poi anche chi veniva a portare la cicoria di campo, una vecchina che aveva unicamente gli odori, il signore che vendeva le lumache – ci racconta Massimo, da trent’anni presenza fissa del mercato – Io qui ci sono capitato per caso: avevo un locale sul Tevere, ma mia sorella era senza lavoro, voleva un banco e abbiamo preso questo che era dell’Ente comunale del consumo che serviva a calmierare i prezzi”.
Anche se oggi è abbandonato all’incuria, senza manutenzione né alcun investimento da parte del Comune, il mercato si può apprezzare nella sua struttura lineare, mentre i muri esterni sono vivacizzati dai murales di street artist come Tina Loiodice (che firma un volto di Volonté) e Cristiano Quagliozzi (suo ‘Uomini liberi’). Al suo interno i pochi commercianti rimasti, insieme al gruppo di architette di Interazioni urbane e Banco e sto!, lottano per tenere vivo il mercato con mostre, incontri, book crossing. Sotto la “benedizione” della Madonna del mercato rionale. E passandoci sotto la preghiera da recitare è sempre la stessa: trovare un modo per far rivivere il mercato. Secondo le architette di Interazione urbane questo è possibile: trasformando il luogo decadente in un punto di riattivazione socio-culturale di Primavalle, spazio di aggregazione dei giovani del quartiere (privo di luoghi di incontro) e possibile contenitore di start-up, co-working, attività commerciali innovative (come birra artigianale, locale per aperitivi, laboratori di pasta fresca espressa).
Non si perdono d’animo i bancaroli di Primavalle I. Anche Cinzia è qui da trent’anni: “Al numero 50 ci stava una mia zia, qui era tutto pieno – ci dice – poi negli anni chi è andato in pensione, chi ha lasciato ma il Comune non ha rifatto i bandi per le licenze o le poche volte in cui è accaduto sono stati tempi talmente lunghi che poi la gente ha cambiato idea. A me è rimasta la clientela ma il mercato non può funzionare sulla clientela storica, serve passaggio, varietà, offerta. Io sono rimasta sola con il mio banco di frutta, manca il pescivendolo, la macelleria, la panetteria. Se le persone sanno che vengono qui ma metà della spesa non possono farla, preferiscono andare altrove”.
“Quello che mi manca, al di là degli introiti – racconta Massimo – è l’atmosfera di condivisione del mercato; le casalinghe, che oggi non esistono praticamente più, erano il motore di uno spazio come questo: uscivano presto a fare la spesa alla ricerca delle primizie perché era un anno che la famiglia non mangiava i fagiolini o le fave. Ora che c’è tutto, tutto l’anno non c’è più neanche questa esigenza; allora invece l’attesa era tanta, la curiosità e il desiderio di scambio pure, insieme alla spesa portavi a casa sempre un suggerimento, una ricetta. Se vieni da me a chiedere la pancetta arrotolata per far la pasta all’amatriciana io ti ribatto che devi prendere il guanciale, così si fa cultura gastronomica. Non riempiendo il carrello del supermercato”.
Cinzia, Massimo, Sebastiano, Ernesto, Julya, Alina resistono. “Un progetto per rilanciare il mercato c’è, vedremo se l’amministrazione riuscirà a farlo partire – ci dice ancora Massimo prima di salutarci – l’idea è di metterci artigiani e servizi e chissà che non ricominci ad essere un po’ più frequentato”.
Il paese di Alice
“Ogni sera prima di andare a dormire io dico una preghierina. Di solito me la invento: chiedo scusa se ho fatto qualcosa di sbagliato, spiegando che non lo avevo fatto apposta, mi raccomando per quelli che non hanno pane, ringrazio per quello che di bello mi è capitato. Parlo con Gesù o con la Madonna, insomma chi c’è disponibile.
L’altro giorno quando sono stata al mercato di Primavalle ho visto una Madonna che non avevo mai visto prima; si chiama Santa Madonna del Mercato Rionale, al posto dei fiori le hanno portato carciofi e teste d’aglio, mentre in mano tiene un cavolo e ha una sporta piena di frutta e verdura. Ora che so leggere ho capito anche la preghiera che le hanno scritto tutto intorno: Proteggi la mia spesa dal supermarket e dalla grande distribuzione alimentare. Mi hanno spiegato che è un ex voto, che l’ha messa lì qualcuno che ha ottenuto una grazia. Forse una licenza per un banco ad un mercato rionale – ha detto sorridendo la mia mamma – ma allora deve essere stato tanto, tanto tempo fa.
Io non ho ben capito a cosa si riferiva, ma adesso alla sera penso sempre a quella bella Madonna col cavolo in mano e penso: Proteggimi dalla grande distribuzione alimentare… chissà poi esattamente cosa è?”
DOVE |
via Sant’Iginio Papa |
GIORNI DI APERTURA | Lunedì - Sabato |
ORARIO | 7:00 - 14:00 |
PARCHEGGIO | senza problemi |
AUTOBUS | 46 stazione Monte Mario |