Mercato di Tor Pignattara

simonetta copertinaicona alimentareInizialmente il mercato di Tor Pignattara era all'aperto nella via che prende il nome dal quartiere poi nel 1958 è stata costruita la struttura al coperto in via Laparelli, completamente rifatta nel 2004, dove ha sede oggi.

 

Tra i banchi del mercato

E oggi il mercato è al centro di tante denunce dei comitati di quartiere, dei commercianti che ci lavorano, dei cittadini della zona per il progressivo degrado in cui sta sprofondando quello che fino a pochi anni fa era un mercato florido, vivace e affollato. 

Il piano superiore ora ospita il discount eurospin che ha contribuito economicamente ai lavori di ristrutturazione, ma che svolge una sorta di concorrenza sleale con i banchi del “piano di sotto”.
“Siamo stati 14 anni per strada – racconta Angelo, il cui banco di formaggi e salumi è arrivato alla terza generazione con una licenza che ha più di 80 anni – e devo confessare che sotto le intemperie si stava meglio. Il mercato era più vivo e si vendeva di più: acqua, vento, foglie che entravano nel banco, ma la gente veniva ugualmente e faceva la spesa sotto l'ombrello. Oggi c'è la crisi, qualche cliente è morto e poi certo il supermercato al piano di sopra non ci facilita... negli anni si sono avvicendati magazzini di scarpe, abiti, tende e poi è arrivato il discount”. 6
E così il colpo d'occhio è abbastanza desolante. Sono più i banchi chiusi che quelli in funzione ed è un peccato perché di motivi per venire al mercato di via Laparelli ce ne sarebbero: i fiori un euro al mazzo di Aldo; la frutta secca e le caramelle di Clara che ha trasformato un banco di patate e aglio in un tripudio di dolciumi; l'uccelleria di Gabriella che ha trasferito al mercato quello che nel '58 era il secondo negozio per animali mai aperto a Roma.
E poi c'è il banco di Simonetta e Romolo dove, oltre a broccoletti per un euro e mezzo al chilo e finocchi a due, si possono avere, gratis, consigli e ricette. Complice anche il figlio cuoco, Emanuele, che con la mamma sperimenta in cucina. E così Simonetta suggerisce di mangiare la zucca cruda, tagliata finemente alla julienne, perché è un antiossidante; di utilizzare il verde della carota per minestre e frittate (“è un peccato mortale togliere le foglie alle carote fresche perché le rende mosce”); di fare il pesto con rughetta e mandorle in alternativa al basilico e pinoli.
5“Questo era il banco di papà fin da quando era per strada in via di Tor Pignattara, la mia è una delle licenze più antiche – racconta Simonetta che con il marito viene tutti i giorni da Velletri con i suoi ortaggi – Porto quello che produce la mia terra e anche i prodotti di qualcuno dei miei vicini, facciamo degli scambi per variare l'offerta”. Con il suo sorriso, la parlata semplice e il suo inarrestabile fiume di suggerimenti, Simonetta è contagiosa, conosce tutti i suoi clienti (“la mamma come sta?”), ci scherza e contratta con loro: “meno di questo non le posso fare” e saluta con entusiasmo “Ciao signora, ci vediamo tra qualche giorno”. E anche nella desolazione del mercato di Tor Pignattara si intravede un raggio di sole.

Il paese di Alice

“Quando sono stata al mercato di Tor Pignattara con la mamma mi è capitata una cosa molto strana. La mamma parlava con una signora che si chiama Antonietta, una cliente del mercato, che le raccontava di quando era bambina... che il mercato era pieno di gente, di banchi e la spesa era l’occasione per le mamme di fermarsi a fare quattro chiacchiere con le amiche, magari gustando un caffè al bar interno, il cui barista girava come una trottola con vassoi carichi di cappuccini. Mentre Antonietta parlava mi sono accorta che stava succedendo una specie di magia... la sua voce si stava trasformando, anche i suoi abiti cambiavano e pure lei.
Io non avevo più di fronte la signora Antonietta, ma una bambina di poco più grande di me. Che continuava a raccontare che le piaceva molto l’aria del mercato soprattutto quando si avvicinavano le feste di Natale… un viavai di persone che già alle sei di mattina facevano la fila davanti alle “vignarole” per comprare le puntarelle o davanti al macellaio di fiducia per accaparrarsi il pezzo di carne migliore.3
E a quel punto l'ho visto io stessa quel mercato così affollato, così ricco con la bambina Antonietta che, mentre la sua mamma faceva la spesa, si mangiava delle enormi olive dolci. Poi ho sentito di nuovo quella voce che da sottile, sottile si trasformava in una voce da grande e la signora Antonietta che tornava a raccontare: All'uscita passando davanti al banco della Signora Ida, rimediavo sempre una scatoletta con quei giochi che si vedono anche dal giornalaio: una volta erano i piattini e tazzine, un’altra volta il kit da parrucchiera, altre volte gli articoli del supermercato. Ero felicissima il sabato mattina. Era di nuovo la cliente del mercato che parlava con la mia mamma, era di nuovo la signora Antonietta, e quella bambina non c'era più".

icone ricettaLA RICETTA DI ALICE
Borragine in pastella

Simonetta ci ha suggerito di utilizzare al posto dei fiori di zucca delle belle foglie di borragine da fare ripiene. Lavare e asciugare le foglie di borragine, tagliare la mozzarella a cubetti piccoli e lasciarla sgocciolare per qualche minuto. Comporre una sorta di sandwich con una foglia di borragine, qualche cubetto di mozzarella, un'alice senza la lisca e una nuova foglia di borragine. Preparare una pastella con farina, sale, acqua frizzante ghiacciata. Immergere le foglie di borragine nella pastella e friggerle in olio di oliva.

Quattro passi più in là

Quanto più ci si allontana dal centro di Roma e dal suo dedalo di strade, tanto più i “quattro passi” diventano qualcosina di più, magari con l'aiuto di una fermata d'autobus. Ma in questo caso vale davvero la pena. Perché non si può passeggiare per Tor Pignattara senza andare a vedere dove nasce il suo nome. Per farlo bisogna seguire la via Casilina verso fuori città, lungo il percorso calcato dai pellegrini delle cosiddette “vie Francigene del sud”, quelle che dalla Città Eterna raggiungevano la Città Santa di Gerusalemme. Dopo qualche centinaio di metri, sulla vostra sinistra, vi imbatterete nella tomba della prima sovrana della storia a compiere questo viaggio: è il MAUSOLEO DI SANT'ELENA, la madre dell'imperatore Costantino. Fu lei a contribuire alla conversione del figlio, il primo a concedere libertà di culto ai cristiani nell'Impero. E secondo la tradizione fu proprio lei, nel corso del suo pellegrinaggio in Terra Santa, a ritrovare la tomba di Gesù Cristo e i resti della vera Croce. Cosa c'entra tutto questo con il nome di Tor Pignattara? E' presto detto: osservando i resti del maestoso edificio circolare si posso ancora intravedere tracce di anfore vuote, che venivano utilizzate per alleggerire il peso della cupola. Ebbene, queste anfore erano chiamate anche pignatte, e sono valse al mausoleo il nomignolo di “Torre delle pignatte”, che si è tramandato nei secoli fino a dare il nome a tutto il quartiere.

In quest'area così ricca di suggestioni spirituali, proprio l'imperatore Costantino volle anche edificare una basilica in onore dei SANTI MARCELLINO E PIETRO, martirizzati durante la grande persecuzione del suo quasi-predecessore Diocleziano (vi risparmiamo la spiegazione del quasi, e tutti i passaggi storici di quel periodo dell'impero romano a cavallo dell'anno 300, caratterizzato dal passaggio tra la prima e la seconda tetrarchia...). Dalla parrocchia che porta oggi il nome dell'antica basilica si può accedere a un complesso di CATACOMBE che, con i suoi 18mila metri quadri, è il terzo per estensione di tutta Roma, e custodisce come uno scrigno preziosissime testimonianze della pittura paleocristiana. Un tesoro per decenni rimasto nascosto agli occhi dei visitatori, a causa del degrado degli ambienti che ne rendevano possibili solo aperture straordinarie, in attesa di radicali restauri. Ora questo vero e proprio museo sotterraneo potrebbe finalmente rivelarsi agli occhi del grande pubblico, e proprio nel 2013, al ricorrere dei 1700 anni dall'editto di Costantino. Il Vaticano ha infatti trovato finalmente uno sponsor pronto a sobbarcarsi l'onere, ed è tra i più inconsueti che si possano immaginare: si tratta di una Fondazione della Repubblica dell'Azerbaigian, che diventerebbe così il primo stato musulmano a finanziare il restauro di un così importante patrimonio della cristianità. Ma il vero boom turistico si realizzerebbe se mai un giorno venissero confermate le visioni di Maria Valtorta, che durante la Seconda Guerra mondiale scrisse nero su bianco la rivelazione avuta da Gesù: San Pietro non sarebbe stato sepolto sul luogo del suo martirio, in Vaticano. Secondo la mistica di Viareggio, le spoglie del primo apostolo sarebbero state trasportate – e tuttora riposerebbero – proprio nelle catacombe dei Santi Marcellino e Pietro. Una scoperta che non solo cambierebbe la topografia del turismo romano, ma che stravolgerebbe la geografia spirituale della Roma cristiana.

In questa passeggiata abbiamo incrociato le vicende di diversi imperatori, ma tornando verso il mercato, e imboccando via dell'Acqua Bullicante, tra due anonime palazzine ci si può imbattere nelle vestigia di un altro, e ben meno glorioso impero: quello coloniale voluto dal fascismo. Si tratta dell'EX CINEMA IMPERO, edificio realizzato in stile razionalista nel 1937 dallo stesso architetto che, nello stesso anno, ne realizzerà un esatto “clone” (solo leggermente più grande) ad Asmara, nell'allora colonia dell'Eritrea. Scherzi del destino, nella sala in Eritrea – divenuta nel frattempo attrazione turistica - dopo oltre 70 anni ancora si proiettano film. La sua “gemella” romana, invece, dagli anni '70 è stata abbandonata al degrado, divenendo più che altro attrazione per famiglie di senza tetto (in buona parte provenienti dall'Africa, nemesi storica...), ed è ora al centro di una battaglia portata avanti da un comitato di quartiere per riportare la magia della settima arte tra quelle mura. Del resto, stiamo parlando di un quartiere che non ha una sala cinematografica in attività, e che pure al cinema ha dato molto: qui è nato Sergio Citti, che con il fratello Franco ha dato ispirazione (e spesso anche un volto) a molte opere di Pier Paolo Pasolini, e da lui ne ha tratta per i suoi film da regista.


Galleria fotografica

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DOVE via Francesco Laparelli
GIORNI DI APERTURA Lunedì - Sabato
ORARIO 6:00 – 14:00 
parcheggio strisce blu e bianche nelle vie adiacenti
AUTOBUS

dalla stazione Termini, Linea 105